Archive for September, 2007

MVNO: Disney Mobile chiude

E’ stata confermata la voce della chiusura di Disney mobile, che continuerà ad operare fino al 31 dicembre di quest’anno (via paidContent).

La vita di un MVNO è difficile anche quando si hanno i contenuti… e che contenuti. Se ho capito bene, Disney ha affermato che abbandona il mercato sebbene abbia i contenuti (ed gli abbonati siano soddisfatti del servizio) perché non è in grado di contrastare le offerte degli altri operatori mobili.

Disney mobile

Disney aveva puntato sull’interesse nei confronti dei propri personaggi per i giovani consumatori di telefonia mobile e del servizio di locazione GPS studiato per monitorare i figli.

L’azienda ha avuto vita breve, neanche un anno e mezzo. E’ il secondo MVNO che Disney chiude, infatti nel 2006 era toccato a ESPN (che è la più famosa tv tematica sportiva negli Stati Uniti).

Anche in Europa ci sono state alcune chiusure ma anche successi. In Italia è ancora presto per dare risultati, anche perché è più difficile valutare l’impatto sul business tradizionale (GDO) degli MVNO italiani.

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Gaming online in agitazione ?

Nell’ambito della stesura del Rapporto e.Content di cui mi sto occupando, devo anche analizzare l’evoluzione del gaming online, mercato sempre più in agitazione. Sto parlando sia dei giochi che vengono acquistati per computer e console che poi offrono la possibilità di giocare online, sia dei giochi via browser, che all’inizio dei tempi erano in gran parte solitari e poco altro.

In quest’ultima area, c’è un proliferare di servizi, più o meno gratuiti, e di nuovi modelli di business da tenere d’occhio. Da sempre è possibile andare sui soliti principali Portali e trovare giochi e passatempo di ogni genere; si sono un po’ evoluti, ma la formula è rimasta la stessa. Invece, con la diffusione della banda larga si sono presentati anche attori che offrono l’acquisto e formule di abbonamento mensili per scaricare e giocare sul proprio computer con titoli anche abbastanza recenti (penso a Metaboli e Steam).

2007-steam.JPG

Ma la mia curiosità è stata destata da quelli che hanno fuso il casinò ed il multiplayer online; per capirci, giocando a Tetris contro un’altra persona si possono guadagnare euri veri (King e SkillJam). Non sono sicuro che questo modello sia legale in Italia (e prima di iscrivermi mi informerei molto bene sulla loro reputazione) ma comunque viene utilizzato da diversi milioni di giocatori in tutto il mondo – SkillJam ha più di 30 milioni di utenti registrati e nel 2006 deve aver fatturato una quarantina di milioni di dollari- anche se l’accesso da molti Paesi è inibito per leggi sul gambling.

E’ da un bel po’ che sono in giro questi siti e ultimamente King ha anche avviato un nuovo modello seguendo un po’ l’esempio di YouTube ed applicandolo al gaming. In pratica chi sviluppa un gioco può metterlo online e condividere le revenue da pubblicità: si chiama MyGame.

2007-mygame.JPG

Peccato che nelle FAQ ci sia la domanda su come si configura il revenue sharing ma non la risposta…

Sto cercando di trovare qualcuno che li abbia utilizzati per avere un feedback.

Quando sarà completato il Rapporto e.Content avremo anche il valore del mercato online in Italia.

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Amazon vende musica senza DRM

Da ieri è possibile acquistare da Amazon musica senza restrizioni, cioé DRM free.

Sebbene Amazon dichiari la disponibilità di oltre 2 milioni di brani, la mancanza di Warner Music, Sony BMG e di tante etichette indipendenti si sente; Universal ed EMI offrono invece musica senza DRM.

Prima di acquistare è possibile ascoltare alcuni secondi del brano ed il pricing è leggermente inferiore a iTunes: ho visto soprattutto dischi da 6 a 9 dollari (ma ha senso parlare ancora di dischi ? ).

Gli mp3 sono a 256Kbps, quindi qualità abbastanza buona. Hanno anche reso disponibile un’applicazione che si interfaccia con iTunes e Windows Media Player. Stranamente non ho avuto problemi pur essendo un utente italiano su Amazon.com, avevo paura che mi si dicesse che il servizio era disponibile solo per il Nord America o altro.

E’ un modello di cui si parlava da tempo e che altre iniziative più piccole avevano cercato di intraprendere. Dal suo successo dipenderanno le scelte delle altre Major della musica e del futuro del modello di business di questo settore. La semplicità del sistema e la libertà da DRM sarà sufficiente a staccare le persone dai sistemi di condivisione gratuita oppure questo è una minaccia solo per iTunes… questo il mio dubbio. In ogni caso si tratta della strada giusta.

In futuro, il modello ottimale potrebbe essere quello di pagare sulla base dell’ascolto (es. pago per le prime 10 volte che lo ascolto e poi non pago più) ma per questo ci vuole tempo e standard che oggi mancano.

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Chi pagherà per lo sviluppo di Internet ?

Il Guardian ricorda che il regolatore nel Regno Unito (il famoso Ofcom) sta per decidere come definire lo sviluppo della Rete del futuro. Chi gestisce oggi le infrastrutture del Paese si trova in una posizione ben diversa rispetto al passato.

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Domani iniziano le consultazioni che porteranno alla stesura di un documento per la definizione dell’evoluzione della rete verso la cosiddetta NGN. Quello che è chiaro è che non si seguirà l’esempio tedesco, di garantire un ritorno dell’investimento all’incument perché le reti di nuova generazione dovranno essere sfruttabili da più attori per avere il massimo beneficio complessivo.

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Pubblicità online negli Stati Uniti

Sul Financial Times c’era un articolo (link) che ipotizzava l’avvantaggiarsi della pubblicità online in una situazione economica difficile, in effetti i budget del marketing sono i primi ad essere tagliati quando c’è aria di crisi e l’online permette di avere spese contenute e ritorni maggiormente misurabili.
Quest’anno, la pubblicità online negli Stati Uniti arriverà a valere oltre 20 miliardi di dollari, il 7% del mercato complessivo (Bernstein Research).
Stesso discorso ma dati differenti quelli dei primi sei mesi dell’anno di TNS che mostrano un mercato che, complessivamente, negli Stati Uniti scende (-0,3%), mentre Internet sale “solo” del 17% (in Italia è cresciuta del 45%).

advus2007.gif

Innanzitutto notiamo la conferma del sorpasso della Radio da parte di Internet (senza il search advertising). La televisione generalista sempre in discesa e quella pay in crescita…come da noi.

Devo verificare se la differenza di valore della pubblicità online negli Stati Uniti nei due dati citati è da riferire al solo search advertising (che varrebbe quindi sui 10 miliardi di dollari, forse sono qualcosa di più).

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Virgilio è tornato ?!

Scopo grazie al blog di Stefano Quintarelli che è stato riesumato il marchio Virgilio, ucciso tempo fa pur essendo in ottima salute.
Finalmente, mi viene da dire. Vuol dire che la vecchia Telecom Italia ha capito che deve muoversi sull’online un po’ più aggressivamente ?… e magari mettere le mani sul mercato pubblicitario ? Vedremo cosa succede.

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La nuova pubblicità interattiva di Google

Google Gadget Ads è la nuova modalità di visualizzare la pubblicità. Non è un’innovazione da poco, si introduce un nuovo modo di fare pubblicità interattiva. Rispetto al search advertising e al display (anche con i video) disponibili da tempo sul circuito di Google, le novità principali sono:

  • la pubblicità è interattiva, nel senso che i box sono cliccabili non solo per far partire un video
  • I contenuti possono cambiare in tempo reale dato che possono esserci dei feed all’interno

Un esempio:

googlegadgetads.JPG
Bisogna solo vedere se le aziende sono pronte da un lato, e dall’altro ci saranno agenzie di pubblicità e editori che vedranno un altro passo dell’avanzata di Google verso il controllo del mercato online.

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Contenuti free vs pay: vince 5 a zero

Come già detto in altri post, non riesco a vedere online modelli di business vincenti basati sul modello pay.
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Dalla mezzanotte di martedì (ora di New York) il New York Times abbandonerà il modello a pagamento. Sebbene raccogliesse 10 milioni di dollari, la crescita della pubblicità online è tale da non giustificare il modello pay.

Gli utenti online del giornale sono 13 milioni e questo è l’annuncio.

E’ l’ennesimo annuncio in pochi  mesi. Fino a che punto il mercato pubblicitario complessivo può sostenere il boom di spazi che si creano ? E’ chiaro che il problema non sono questi piccoli eventi ma esistono molti mercati, tipicamente pay, che devranno decidere se il modello free sia percorribile (es. home video, musica ecc.).

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