Archive for the 'Editoria' Category

Revenue online, pubblicità, TV e carta stampata

Internet offre contenuti in modo tale che nessun altro media può competere quando sono interessato a qualcosa. Tutt’altro discorso è quando non voglio interazione ma sono interessato ad una fruizione passiva. In questo assomiglia un po’ a leggere i giornali rispetto alla TV: i giornali mi richiedono uno sforzo intellettuale che la TV sta ben attenta ad evitare. Inoltre, la produzione di testi ha una barriera all’entrata vicino allo zero, mentre un video fatto bene, sebbene molto più facile da realizzare di tanti anni fa, non è alla portata di tutti.

Quindi, la carta stampata è senza dubbio la vittima eccellente in questi anni.

Il dato sull’andamento della stampa negli Stati Uniti è chiaro: è più che un crollo, i classified non esistono più, l’online fa numeri ridicoli e la pubblicità su carta è in picchiata.

Questi sono i dati del fatturato digitale degli editori in UK. A parte il Financial Times, nessuno nel 2009 aveva superato i 100 milion di sterline, ma avendo un bacino di utenti mondiale mi viene da dire che il suo risultate è ancora peggiore di quello di tutti gli altri editori e il risultato era un +43% rispetto all’anno precendete, vedremo i risultati nel 2010 ma difficilmente la crescita può continuare su questi livelli. Comunque si tratta di cifre piccole per il mercato UK; nel 2010 la pubblicità online ha superato i 4 miliardi di sterline con una crescita del 13% (IABUK).

Al contrario, la crescita vertiginosa del consumo di Internet ha scalfito in modo solo lieve la TV.

Questo è abbastanza sorprendente, riduzioni della spesa ci sono state, ma se teniamo anche conto che la crisi in questi ultimi due anni si è fatta sentire, non è che abbia perso molto.

Andando a vedere le previsioni della pubblicità negli Stati Uniti si vede a colpo d’occhio come la TV mantenga tranquillamente la posizione mentre la carta stampata si contrae vistosamente. Saranno anche previsioni non condivisibili al 100% ma la situazione è questa.

 

Cosa si può fare ? E’ necessario sperimentare ma anche ricostruire le fondamenta ripartendo da zero; sembra proprio una strada obbligatoria che un editore tradizionale non può essere in grado di fare se non con decisioni drastiche.

Il modello di business non è più quello di vendere notizie di massa, con queste non si crea valore per gli utenti.

Forrester ha provato a chiedere (consumatori europei) che cosa hanno comprato e che cosa compreranno online. Il dato sulle News è devastante: nessuno spende e nessuno le comprerà, punto e fine; si, certo, nelle previsioni le News hanno un 13%, ma le intenzioni di acquisto sappiamo bene che fine fanno. Il dato certo è che dal 2009 al 2010 è sceso dal 4 al 3 la percentuale di quelli che hanno acquistato News, ed in generale questo è avvenuto per tutti i contenuti.

 

 

 

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Gli editori devono cambiare, RCS guida ?

Il mondo è cambiato, non ci vuole un genio per capirlo, ma la lettera di De Bortoli di oggi mostra come ci siano ancora persone che non ne vogliono sapere. Da leggere !

Dalla lettera di De Bortoli di oggi

Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell’interessato a ogni spostamento, a parità di mansione. Prima vengono le esigenze del giornale poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti. Non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l’edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l’affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro.

Il cambiamento è sempre difficile, ma è anni che i giornali dovrebbero essere fatti da una sola redazione, quella online, il cartaceo dovrebbe semplicemente essere un riassunto della giornata precedente, un approfondimento di alcuni temi.

Una volta si sarebbe detto, facciamo prepensionamenti e cambiamo, ma oggi i tempi sono stretti non posso aspettare che vadano in pensione le persone che non sono in grado di adeguarsi al cambiamento.

Sarà interessante vedere come se la cava un editore come RCS alle prese con un cambiamento simile. I giornalisti sono stati troppo protetti in passato, i responsabili IT hanno sempre avuto problemi per introdurre anche le innovazioni più banali, è arrivata l’ora di cambiare ?

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L’usato digitale

Uno degli svantaggi innegabili di un contenuto digitale è la difficoltà di fare alcune cose a cui tutti sono abituati da sempre a fare: prestare o rivendere.

Per esempio nel mercato del gaming si è introdotta una pratica che non è certo popolare: Electronic Arts ha deciso che quando una persona rivende il suo gioco, chi lo riceve dovrà comunque pagare 10 dollari per poterci giocare online. In pratica il ragionamento è: faccio pagare 10 dollari l’utente perché devo gestirgli il suo nuovo account – sebbene il precedente utente non continua ad utilizzare il servizio – e per ripagarmi i server che devo mantere online per far giocare gli utenti.

Il primo effetto in realtà sarà quello di “abbassare” il prezzo dei giochi usati,  cioè i 10 dollari diventano a carico del venditore. Quindi per me venditore forse non vale più la pena di venderlo, il guadagno diventa irrisorio.

Un problema molto legato a questo discorso è quello della chiusura dei server. Tipicamente dopo un alcuni anni i server di un gioco vengono spenti perché i giocatori sono diventati un numero molto piccolo, ma se mi fai pagare dei soldi mi aspetto che non chiudano ?

Allo stesso modo, se ho comprato un libro e lo voglio regalare/rivendere/prestare oggi non ho problemi col cartaceo, ma con i contenuti digitali sono tutte attività che possono essere molto difficili o addirittura impossibili da realizzare. Se con un gioco ho bisogno che i server per giocare online vadano avanti per diversi anni, per i libri è chiaro che non c’è un termine. Oppure anche i libri digitali si “rovinano” come quelli in carta e quindi dopo 20 anni se per esempio mi si rompe il device il mio acquisto non vale più ? Sempre ammesso che i server di chi me l’ha venduto esistano ancora.

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eBook e Salone del Libro di Torino

Ieri sono stato a Torino per tastare la situazione dell’editoria digitale. Stiamo per chiudere il Rapporto eContent e l’eBook è chiaramente uno degli elementi del cambiamento di questo mercato.

Il mercato del libro è fatto di oltre 800mila titoli di cui sono movimentati durante l’anno solo poco più di 300mila. Quindi a parte l’editoria specializzata e professionale dove il digitale ha molto senso, su tutta un’importante fetta del catalogo forse si dovranno fare delle scelte.

La vendita online ha fatto registrare un +24,8% nei primi 3 mesi dell’anno.

Mi sono segnato un po’ di appunti.

All’interno del Salone si fa fatica a trovare qualcosa che abbia a che fare con gli eBook. Degli editori “tradizionali” ho notato solo Giunti con dei reader ed una persona dedicata a spiegare cosa siano e quali siano i vantaggi.

C’era poi lo stand di Telecom Italia che mostrava 3 reader: il Samsung, Olivetti (Android) e un altro di cui non mi ricordo il nome. Sono presentati solo come demo, non c’è possibilità di acquistarli oggi.

I titoli disponibili (da ieri dicevano) su IBS sono 400 di cui 100 di Giunti. Il formato è ePUB e PDF. Entro giugno 2010 saranno disponibili lettori portatili di eBooks in grado di effettuare direttamente il download degli eBooks dal sito IBS.

Tipicamente, oggi sono proposti dei lettori con accesso Wifi a partire da poco meno di 200 euro.

Mondadori partirà in autunno con 1400 titoli (400 nuove pubblicazioni, 1000 di catalogo). Feltrinelli, Gems e Messaggerie sono invece unite sono la dicitura eDigita che è stata annunciata alcuni giorni fa. Comunicato Edigita

Uno degli annunci più interessanti di eDigita è senza dubbio il fatto che gli editori vogliono avere il controllo sul prezzo di vendita, cioè vogliono perseguire un “modello di agenzia”.

In valore gli eBook non hanno neanche una grande rilevanza negli Stati Uniti dove nel 2009 hanno rappresentato poco più del 1% del venduto, ma in ogni caso è interessante vedere un mercato un po’ anziano che alza la testa e cerca di capire come innovare, sapendo che il sentiero (molto lungo) è stato preso e non si torna indietro.

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La Gazzetta a pagamento

RCS recentemente ha avviato un sondaggio per valutare un modello a pagamento per i contenuti della Gazzetta dello Sport. Sembra che l’idea sia di mettere la home page sarebbe free ma gli approfonimenti a pagamento.

Non so quanti utenti abbiano partecipato all’indagine e sarei curioso di vedere i risultati, anche se normalmente non sono molto affidabili.  Difficilmente si risponde in modo coerente se ci viene chiesto come e quanto saremmo disposti a pagare per un servizio.

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Contenuti online e modelli di business

Negli ultimi giorni ci sono stati due diversi convegni (a Roma e a Milano e ogi c’era anche LibrInnovando ma non sono riuscito a muovermi) sui contenuti digitali ed il problema della loro valorizzazione online.

Sembra che manchino ancora le idee e la chiarezza di visione sull’evoluzione dei contenuti digitali. Ce la si prende con Google, si pensa di far prelevare a chi offre le connessioni una tassa sui contenuti, ma poche proposte concrete per poter afruttare i nuovi media per vendere i propri contenuti.

Forse sono un po’ insofferente, ma queste argomentazioni mi sembrano andare avanti da troppo tempo, ci vuole chiarezza. Si prenda una strada che abbia un senso e si vada avanti.

Le modalità di monetizzazione dei contenuti si stanno sviluppando in un modo o nell’altro, e chi perde tempo a parlare senza sapere e sparare frasi senza senso su modelli irrealizzabili dovrebbe fermarsi e ragionare.

Per esempio, perché non pensare ad una modalità di gestione dei micropagamenti, il primo novembre parte (dovrebbe) la nuova direttiva europea (Payment Service Directive) e non mi risulta che in Italia ci sia qualcuno del mondo dei contenuti che si stia muovendo (e magari ogni tanto può essere utile unirsi) in modo strutturato per valutare come sviluppare una piattaforma di pagamenti condivisa e accettata.

Saremo costretti ad appoggiarci tutti su iTunes, Paypal & C. ? Non ci sono soluzioni alternative ?

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Amazon e l’affare 1984

Bezos di Amazon si scusa e questo è molto apprezzabile ma non sono sicuro che sia sufficiente.

Jeffrey P. Bezos says:

This is an apology for the way we previously handled illegally sold copies of 1984 and other novels on Kindle. Our “solution” to the problem was stupid, thoughtless, and painfully out of line with our principles. It is wholly self-inflicted, and we deserve the criticism we’ve received. We will use the scar tissue from this painful mistake to help make better decisions going forward, ones that match our mission.

With deep apology to our customers,

Jeff Bezos
Founder & CEO
Amazon.com

Un’accenno al fatto tutto ciò non potrà mai più accadere era necessaria. La modifica di contenuti da parte di Amazon su un device che è mio – anche se c’è una motivazione valida di partenza – non può accadere e non devo neanche dovermi preoccupare che possa accadere.

Per chi non ha letto nulla della vicenda e per approfondimento.

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Twitter per “old men”

Non mi ha sorpreso leggere le note di Matthew, il ragazzo di 15 anni che ha influenzato il rapporto di Morgan Stanley sui nuovi media. E’ comunque sempre interessante avere il punto di vista di un utente di quell’età.

Riassumendo:

  • la radio si ascolta poco, perché si dovrebbe visto che esiste una modalità on demand che permette di ascoltare ciò che piace e scoprire le affinità in modo semplice ?
  • La TV di flusso si guarda poco: a parte lo sport (la diretta ha un senso), la maggior parte dei programmi sono visibili on demand in un momento successivo
  • Pochi giovani leggono i giornali regolarmente, online l’informazioni è più veloce
  • Le console sono diventate come la TV per i giovanissimi di una volta, diffuse, possono accedere ad Internet, si gioca molto e si comunica con la propriià community
  • Facebook è il punto di incontro online per tutti, mentre Twitter è considerato inutile dalla maggior parte
  • Comprare un CD sta diventando sempre più raro, si compra da iTunes o meglio si “scaricano”  perché i 79 pence a canzone sono un po’ troppi…
  • Andare al cinema rimane un elemento di socializzazione e quindi sembra non essere troppo snobbato

In particolare, il commento su Twitter sembra aver attirato l’attenzione ma si sa da tempo che è uno strumento soprattutto utilizzato dagli over 35, quindi come mai questa sorpresa ?

Divertente anche leggere le risposte di altri teenager all’analisi di Matthew.

Questa è la definizione di chi usa twitter:

After all, the only people that use Twitter are celebrities with nothing else to do and bored old people who think they’re connecting with the younger generation.

Giustamente il rapporto con le console non è uguale per tutti. Ed è interessante evidenziare che la spesa per console ha cannibalizzato parte del budget che una volta era destinato alla musica.

As a girl, I know I can account for every single one of my female friends when I say that I have never owned and never will own an Xbox or a PS3. It definitely is a huge market for teenage boys, but the small percentage of girl gamers use only the Wii, and much less often than boys. Matthew wrote about how teenagers are reluctant to pay money for music, yet they will happily pay more than £100 for a gaming console and a further £30 per game.

La questione del ridimensionamento dei mercati a causa del tempo libero limitato è una delle poche certezze. Basta vedere il mercato del gaming come è cresciuto rispetto alla musica, e in entrambi i mercati la pirateria è molto elevata. Anzi da sempre la pirateria nel mondo del software è a livelli molto elevati, molto di più che nella musica (almeno fino a qualche anno fa). E’ anche vero che le console sono quelle che fanno i grandi numeri ed anche dove è molto più difficile piratare i giochi.

In ogni caso, il gaming ha preso una bella fetta del tempo libero dei giovani e questo si è senza dubbio riflesso sull’andamento del valore di questi mercati.

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