Archive for January, 2008

Wall Street Journal diventa gratuito, anzi no a pagamento

wall street journal

Tempo fa, prima ancora di aver acquisito il giornale, Murdoch affermò che il modello free sarebbe arrivato anche il Wall Street Journal (vedi post).

Sembra invce che il modello a pagamento rimarrà e verrà sviluppato ulteriormente, come ha fatto sapere PaidContent.

Vedremo che cosa succederà a breve. Senza dubbio saranno allargate le aree gratuite e inseriti nuovi servizi che permettano di aggiungere valore a quelli a pagamento.

In effetti, l’informazione tematica come quella finanziaria ha possibilità di sviluppare un’offerta pay molto interessante. Dal punto di vista pubblicitario, il target raggiunto dal WSJ gli permette di vendere a circa quattro volte rispetto ai normali siti la pubblicità online.
Per esempio, la pubblicità video è venduta a 90 dollari (CMP) mentre siti generalisti sono sui 20 dollari.
Chiaro che questo è un prezzo di listino ma l’audience del WSJ è senza dubbio di pregio.

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I costi del delivery video online

Fino a poco tempo fa, il delivery video era un problema su Internet. Bastavano pochi utenti contemporanei per mandare giù siti anche di grandi dimensioni a causa delle risorse necessarie per fare streaming. Oggi la situazione è cambiata e si da per scontato che ci possano essere anche migliaia di utenti che contemporaneamente guardano un video.

Non per nulla le aziende che offrono servizi di content delivery – in primis Akamai – hanno moltiplicato clienti e fatturato.

La distribuzione attraverso soluzioni P2P è sempre alla ribalta ma io lo sempre considerata una modalità ottimale per il download e non per lo streaming. Joost, che dovrebbe sfruttare il P2P per la distribuzione, non mi sembra che ne faccia un gran uso. Chiaro che il loro problema è quello di avere tanti utenti e tanti contenuti differenti; nel caso di un grande singolo evento può essere comunque utile sfruttare una modalità P2P.

Questa tabella di Equinix Corp. mette in risalto l’elevato costo dei Content Delivery Network (Akamai, Limelight…) e l’esponenziale risparmio che si può ottenere col P2P man mano che incrementano gli utenti. Con 1000 utenti il P2P ha un costo di 0,0018 dollari, mentre un CDN arriva a 0,24 dollari.

costi delivery video

Il dato si basa sul download di un video da 1,5GB da un numero crescente di utenti (10, 100, 1000) costo è stato fatto considerando. Se ho capito bene il modello Transit non si appoggia a soluzioni particolari e l’Ibrido utilizza un misto fra i tre precedenti.

Mi piacerebbe sapere come Google fa i suoi conti con la sua infrastruttura per i contenuti di YouTube.

Rimane una certezza, che Internet è veramente inefficiente per distribuire contenuti video.

Un White Paper sull’argomento (via tv over net)

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Open source: Sun si compra MySQL

MySql è il database open source più utilizzato e ovviamente essendo gratuito non risulta dalle analisi sul mercato (dove contano le revenue).

Oracle è da sempre il leader (in realtà non da sempre ma da tanti anni) e Microsoft è l’azienda che rincorre (da sempre in forte crescita).

Mercato database 2006 (milioni di dollari)

Company

 

2006

2006 Market Share (%)

 

2005

2005 Market Share (%)

2005-2006 Growth (%)

Oracle

7,168.0

47.1

6,238.2

46.8

14.9

IBM

3,204.1

21.1

2,945.7

22.1

8.8

Microsoft

2,654.4

17.4

2,073.2

15.6

28.0

Teradata

494.2

3.2

467.6

3.5

5.7

Sybase

486.7

3.2

449.9

3.4

8.2

Other Vendors

1,206.3

7.9

1,149.0

8.6

5.0

Total

15,213.7

100.0

13,323.5

100.0

14.2

Source: Gartner Dataquest (June 2007)

L’altro giorno ho visto la notizia che Sun ha acquistato MySql; per ben un miliardo di dollari. Un’azienda (nata e cresciuta a pane e server) che da anni cerca con fatica di entrare nel grande mercato del software, pur avendo inventato Java che si acquista il leader dei database open source, dopo aver fatto diventare open source Java, Solaris e Ultra Sparc (il loro processore). Si tratta quindi del pezzo che mancava per avere un’offerta completa open source (sotto il cappello di Sun c’è anche Open Office). La mossa è stata anche determinata dal fatto che MySql doveva andare in borsa a breve.

La cosa mi interessa non solo perché questo blog, come molti altri, utilizza MySql per funzionare ma perché potrebbe cambiare un po’ i giochi dei grandi del settore… e questi movimenti sono sempre interessanti da osservare. Oracle e MS avranno un DB supportato da SUN con cui vedersela; certo MySql non è mai stato un prodotto enterprise fino ad oggi, anche se tante aziende di grandi dimensioni lo utilizzano anche in ambienti di produzione importanti, ma è stato soprattutto il database con cui tutte le piccole aziende internet sono cresciute.

I prezzi del database sono quindi destinati a scendere leggermente più in fretta di quanto ci si poteva aspettare; sempre buono per gli utenti e sempre utile in periodi di recessione come questo in cui ci troviamo (beh, con le borse di oggi che altro è ?).

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Mediaset Premium Gallery parte domani

E’ stata presentata la nuova offerta di Mediaset sul digitale terrestre (conferenza stampa di due giorni a Montecarlo).

Quindi, come già si sapeva da un po’, si avranno 3 canali (Joi, Mya e Steel) a 8 euro al mese (e questo non lo sapevo).

Una canale per la famiglia (Joi con film e telefilm), un canale per il pubblico femminile (Mya) e un per i giovani (Steel, marchio della Nbc Universal).

In questi giorni ho visto appeso in diverse portinerie delle case un’offerta Sky per il pacchetto Mondo a 9 euro per i primi mesi, sarà un caso ?

La nuova offerta a pagamento su DTT è veramente un salto ed una grossa scommessa per Mediaset, mettersi in concorrenza diretta con Sky non è da poco.
Il target aggredibile è chiaramente limitato dalla diffusione della DTT e dalla concorrenza di Sky (che con 15 euro ti da oltre 50 canali ma senza film).
Vediamo un attimo di fare due conti. Potremmo dire che nel 2010 avranno due milioni di abbonati ? Si tratta di quasi 200 milioni annui di ricavi… un po’ pochi rispetto al fatturato odierno di qualche miliardo di euro. Ovviamente non ho contato la pubblicità venduta su questi canali (che sarà sempre al di fuori delle trasmissioni dichiara Mediaset).

Inoltre, mi aspetto di vedere poi nascere un’offerta con un bouquet più corposo che permetta di andare ad avere degli introiti più importanti, o no ?

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Radio digitale: RAI ed il DMB

L’articolo sul 24Ore di ieri mi ha ricordato che la RAI tempo fa ci ha mostrato un aggeggio portatile molto piccolo, dal costo inferiore ai 100 euro. Permette di ascoltare la radio in digitale ma anche di ricevere – in modo limitato – immagini e video; stranamente di quest’ultimo punto Mele non dice niente sull’articolo, mentre si tratta di un argomento di cui vorrei sapere di più perché non conosco bene i limiti della tecnologia per quanto riguarda la possibilità di fare TV.

Si tratta dello standard coreano Dmb, le cui sperimentazioni erano cominciate quasi un anno fa.

Il suo vantaggio è anche quello di avere un costo di deployment molto ridotto (molto ma molto più basso del Dvb-h).

Dopo che la RAI a Roma trasmette da tempo, entro aprile partiranno le sperimentazioni a Venezia e Bologna.

La radio è chiaro che si debba evolvere come gli altri media. Non è più possibile che non si sappia quale brano o trasmissione si stia ascoltando, non ha senso. Inoltre, il mercato pubblicitario radiofonico è in crescita da diversi anni con tassi ben superiori a quelli medi.

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BBC iPlayer: i primi dati di utilizzo reale

Dopo le diverse bufere scatenate dall’iniziativa di BBC per il servizio di catch-up dei programmi televisivi, sono stati divulgati alcuni dati sul suo utilizzo.

Il 13 gennaio 250mila persone hanno visto 380mila programmi sull’iPlayer della BBC.

L’articolo sul Guardian offre diversi spunti di interesse, uno dei quali è senza dubbio il tempo dedicato ogni giorno: mezz’ora. Di gran lunga superiore al tempo dedicato al video online. Chiaramente non è confrontabile, su Internet è difficile trovare (almeno in Europa) contenuti di lunghezza superiore ai 10 minuti, ma è senza dubbio un campanello importante… le persone se ci sono i contenuti si attaccano anche allo schermo del PC.

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TV online, Hulu ed i nuovi modelli

Hulu è una delle iniziative più interessanti avviate dai broadcaster americani. Lo è semplicemente perché ha i contenuti che hanno un valore come i telefilm della Fox e della CBS. Oltre a questo c’è un nuovo spirito con il quale è stato creato il portale di Hulu: raggiungere l’audience più grande possibile.

Veoh, OpenHulu e TVParadise sono alcuni dei siti che ripropongono i contenuti di Hulu senza avere accordi di ridistribuzione – nel senso che embeddano i contenuti di Hulu sui propri siti – e la novità è che Hulu non sembra particolarmente preoccupata dalla cosa… il suo interesse è distribuire, quindi se c’è qualcuno in grado di aiutarla, tanto meglio… beh non c’è che dire un bel cambiamento rispetto al passato.

Addiritttura OpenHulu e TVParadise suggeriscono agli utenti che non sono negli Stati Uniti (i contenuti di Hulu sono disponibili solo nel territorio americano per ovvie questioni di vendita di diritti all’estero) come aggirare l’ostacolo geografico.

Fra gli altri, siti come AOL e MySpace hanno invece stipulato accordi con Hulu e da questi portali.

MyspaceHulu

Si sta configurando sempre più la nuova filiera distributiva dei contenuti video online derivati dalla tv tradizionale. I detentori dei contenuti mettono a disposizione le library ad aggregatori in una modalità sempre più aperta, in completa filosofia web: nessun accordo, nessuna cessione di diritti. Ti offro i miei contenuti per raggiungere la maggior audience possibile con due obiettivi principali:

  • faccio conoscere i miei contenuti (e attiro audience sul media tradizionale)
  • sperimento modelli pubblicitari di raccolta diretta, ti offro il video ma mi riservo il potere di inserire l’adv (es. Hulu); indiretta, ti affido il contenuto e la raccolta in ottica revenue sharing (es. YouTube)

Le revenue di Hulu sono suddivise in questo modo: 70% al detentore del contenuto, 20-30% a Hulu, 10% all’aggregatore (se esiste).

Invece, nel caso di YouTube penso che chi detiene i diritti abbia una fetta molto più ridotta di share… ma non mi risulta che Google ti dica esplicitamente quanto ti da in percentuale sulla raccolta; chissà RAI quanto ha incassato dai filmati inseriti su YouTube.

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YouTube e Picasa sui televisori di Panasonic

L’accordo fra Google e Panasonic per il lancio di un televisore che potrà accedere a YouTube e Picasa mostra quanto la televisione tradizionale ha la necessità di muoversi in fretta.

I nuovi colossi della raccolta pubblicitaria arriveranno a breve e in forza sullo schermo di tutti i salotti del mondo, erodendo altro tempo dedicato alla TV tradizionale.

In primavera sarà quindi disponibile una TV con un reader RSS; certo, da quello che si intuisce non dovrebbe essere aperto – non potrò decidere io i feed a cui accedere – ma è un secondo passo (il primo lo ha già fatto Sony l’anno scorso con un progetto simile) che porterà alla valanga di iniziative in questo settore.

D’altra parte si tratta della soluzione più naturale, rispetto all’acquisto di un set top box, si deve solo aspettare uno standard… o meglio… che usino un feed reader standard …. o ancora meglio che mi permettano di cercare tra tutti i feed disponibili come con un EPG

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